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IL MONTE SCALAMBRA

ASPETTI GEOLOGICI
Il Monte Scalambra , situato nel settore occidentale dei Monti Ernici, fa parte di un a grande scogliera che estendendosi in direzione NWSE, da Roiate a Piglio, racchiude e sostiene, insieme ai Monti Affilani, la conca chiusa degli Altipiani di Arcinazzo. La zona della conca degli Altipiani di Arcinazzo, è costituita da un ampio vallone piano lungo poco più di 3 km e largo da 1 a 1.5 km, posto ad una quota media di 850 m, disseminato di numerose forme di carsismi superficiale epigeo (campi solcati, campi d’anime e doline) ed ipogeo (inghiottitoi e grotte) con il fondo ricoperto dalla tipica terra rossa , prodotto dalla dissoluzione del calcare. Il rilievo è costituito essenzialmente da calcari marini, sedimentati in un ambiente di piattaforma carbonatica (la piattaforma laziale abruzzese), simili all’attuale barriera corallina delle Bahamas, a partire da circa 200 milioni di anni fa. L’ambiente in cui si sono formate queste rocce era di mare basso, acque calde e ben ossigenate, in cui vivevano numerosi organismi tra cui le famose rudiste, bivalvi dal guscio conico-tubiforme che vivevano fissati sui fondali.
La piattaforma carbonaica laziale –abbruzzese costituisce una importante unità geologica –strutturale dell’Appennino Centrale che, presente già nel Liasmedio(200 milioni di anni fa circa), ha conservato i suoi caratteri essenziali fino al Miocene(5 milioni di anni fa circa).
Dalla vetta si domina verso SW la valle del Sacco e la massa calcarea dei Lepini, mentre verso NE l’occhio spazia sugli Altipiani di Arcinazzo, la valle dell’Aniene, sugli Affilani, Ernici e Simbruini.
Lo Scalambra viene anche chiamato Monte Serrone, dal latino serra, perché le punte che lo costituiscono somigliano ai denti di una sega.

FLORA
Il paesaggio vegetazionale si presenta alquanto vario e risente, soprattutto nelle zone vicine ai centri abitati, dell’azione dell’uomo. L’orizzonte collinare propone associazioni arboree con frequenza di Farnia e Roverella, querce caducifoglie, Leccio nelle aree più assolate, Olmo campestre, Ornello e Nocciolo, inframmezzate da arbusti quali il robusto e flessibile Orniolo, la Sanguinella, il Sambuco, la Berretta di prete, il Terebinto, il Biancospino, il Prugnolo, il Rovo e varie specie di rose selvatiche.
L’orizzonte montano presenta: il versante posto verso Roiate, insieme con la cima, sassoso e privo di vegetazione arborea; il versante settentrionale ricco di rigogliose faggete in cui il Faggio si trova associato ad esemplari di Acero montano, Sorbo montano e Frassino maggiore; il lato posto verso Serrone, situato sul versante meridionale, rivestito da una folta lecceta, dalla quale si affaccia il romitorio di S.Michele.
Le aride praterie sono popolate da diverse specie di graminacee quali la Festuca, la Lunula, la Sesleria, il Bromo, le Avene selvatiche, la Poa e l’Erba mazzolina. Tra queste spuntano i fusti spinosi dei cardi come lo stoppione ed il fiore acaule della Carlina.

FAUNA
Il patrimonio faunistico si presenta alquanto ricco soprattutto in quelle zone dove da tempo è venuta meno la pressione antropica ed anche grazie al vicino Parco Regionale dei Monti Simbruini ed alla presenza di una ampia area di ripopolamento faunistico situata nella montagna di Roiate.
Sono presenti numerose specie di mammiferi. Tra gli insettivori trova vasta diffusione il Riccio, che si trova nel bosco, nelle radure, nei coltivi e vicino i centri abitati dove viene rispettato per la fama di abile divoratore di vipere. Tra i roditori troviamo lo Scoiattolo nero, il Ghiro, il Moscardino, l’Alvicola campestre, il Topo selvatico, il Topolino delle case e il Ratto nero. La presenza dell’Istrice, il più grande roditore europeo, viene segnalata dal ritrovamento di numerosi aculei persi durante la muta. Tra i lagomorfi, nelle aride praterie si vede saltar fuori la Lepre comune, specie minacciata dall’introduzione di individui ‘extracomunitari’ , gli ungulati sono presenti con il Cinghiale la cui presenza si manifesta sia con i frequenti incontri che con le numerose tracce. Tra i carnivori abbiamo la Donnola , la Faina, la Martora, il Tasso e la Volpe, tutti molto rari ed elusivi.
Le rupi calcaree sono frequentate dal volo dei rapaci diurni, è frequente osservare il volteggiare della Poiana e del Falco pellegrino o il librarsi fermo nell’aria del Gheppio. I rapaci notturni sono presenti con il Gufo comune, l’Allocco, la Civetta ed il Barbagianni. Nel folto del bosco si sente il gracchiare della Ghiandaia, il tambureggiare del Picchio verde ed il canto della Cincia bigia. Frequenti sono i rettili sia con i sauri che con gli ofidi. Tra i primi trovano ampia diffusione le tre specie del genere Lacerta, che attualmente vivono nel Lazio, la Lucertola campestre, la Lucertola muraiola ed il Ramarro, insieme con l’Orbettino e la Luscengola. Tra i secondi, serpenti diffusi in quasi tutti gli ambienti, troviamo la temuta Vipera comune, la Biscia dal collare, il Biacco, il Cervone ed il Saettone, tutti rettili che hanno una notevole importanza per l’elevato numero di topi che eliminano.

 

..Informazioni tratte dall'opuscolo 'Il Monte Scalambra e i paesi alle sue pendici', a cura delle PRO-LOCO di Affile, Arcinazzo Romano, Piglio, Roiate e Serrone...