Chiesa di San Pietro

E' sicuramente la chiesa più antica di Affile,posta sull'anonimo colle ,e impersona uno dei primi luoghi di culto cristiano nella Valle dell'Aniene, tanto che si può farla risalire ad epoca paleocristiana. Dedicata al principe degli Apostoli, è stata in anni recenti inserita nel contesto cimiteriale comunale dopo la chiusura delle fosse comuni situate sotto il pavimento della chiesa di S. Maria. Menzionata per la prima volta da Gregorio Magno. L'attuale chiesa si può far risalire, dopo precedenti ricostruzioni e rifacimenti, al secolo XV.

Già prima del VI secolo questa chiesa dovette svolgere funzioni di parrocchia per i cristiani del municipio affilano per cui quando vi giunse da Roma il giovanissimo S. Benedetto, questo luogo di culto era un centro fiorente di interessi religiosi da parte della comunità parrocchiale e imperniato sulla attività cenobitica di una comunità di monaci che, oltre al culto, avevano attivato funzioni di formazione e di studio nonché di hospitale per i poveri e per i pellegrini. A questo piccolo tempio paleocristiano vengono attribuite solo funzioni periferiche e rurali; solo nell'anno 1005 le attribuzioni parrocchiali sono state prese dalla maggiore e più centrale chiesa di Santa Maria presso la Cicerara.

In questo periodo, col trasferimento dell'abitato di Affile sulla collina occidentale, la chiesa di S. Pietro venne sempre più relegata a mansioni rurali in quanto rimasta in mezzo alla campagna e fuori delle mura cittadine ma mantenne sempre gli attributi di importanza particolare sia per la sua antichità sia per il ricordo del primo miracolo di San Benedetto.

Con l'unità d'ltalia o forse anche precedentemente, il terreno limitrofo alla chiesa fu scelto come luogo di sepoltura per la popolazione affilana, alla quale non bastavano più le fosse all'interno della chiesa di Santa Maria; così la bella chiesa di S. Pietro si trovò inserita all'interno del perimetro del nuovo camposanto e ne assunse totalmente le funzioni cimiteriali.

Questo stato di cose si protrasse fino a pochi anni addietro quando l'insufficienza dell'area cimiteriale e soprattutto i più impellenti motivi igienici hanno spinto l'Amministrazione a chiuderlo definitivamente a favore di quello nuovo creato appositamente in località "la cona".

Con l'abbandono delle prerogative cimiteriali, l'area e la stessa chiesa vivono lunghi periodi di chiusura e di abbandono che, assieme agli agenti atmosferici, stanno creando i presupposti per la definitiva scomparsa di questo antichissimo segno paleocristiano in Affile.

Interno della chiesa

La struttura oggi esistente si presenta ad aula rettangolare unica di m. 7 x 12, col tetto a due spioventi sorretto da capriate lignee; la parete di fondo, sulla quale è stata ricavata una piccola nicchia absidale in cui è inserito l' altare, presenta un affresco centrale raffigurante una bella Crocifissione con ai lati le figure di due santi, San Benedetto Abate e un Vescovo di sicura epoca posteriore; deturpata da crepe e rigonfiamenti dell'intonaco la parete minaccia di cadere a terra a causa di infiltrazioni di umidità proveniente dall'alto.

L'acqua piovana ha trovato il suo ingresso nell ' attacco di un edificio odierno addossato alla parete di fondo, costruito negli anni '77 con funzioni di camera mortuaria e di alloggio per il custode; questo fabbricato, oltre a costituire un elemento di vile deturpamento del complesso, reca danno alla chiesa che meriterebbe maggiori attenzione per la sua antichità ed unicità. Delle due pareti laterali, una, totalmente spoglia, presenta due piccole finestre con larga strombatura verso l'interno dalle quali prende luce tutta l'aula essendo queste poste a mezzogiorno, l'altra che rivolge a settentrione è senza finestre per lasciare l'ampia superficie alla figurazione esistente, affrescata con quattro grandi quadri e quattro scene diverse.

La prima, da sinistra a destra, rappresenta una delicata Natività di Gesù, la seconda una Deposi/io di Nostro Signore dalla croce, la terza una Madonna col Bambinello tra gli angeli, l'ultima il primo miracolo di S. Benedetto ad Affile, con in primo piano il santo e la sua nutrice col vaglio rotto ed il cas/rum di Affile medioevale sullo sfondo. La scritta in lettere cubitali " ET VIDETE SI EST DOLOR SICUT DOLOR ME US" e la datazione dell'opera MCCCCLXXIII percorrono il fondo delle cornici nella loro totale lunghezza, da cui si deduce che gli affreschi, attribuibili ad ignoto di scuola umbra, come pure l'edificio in questione, siano antecedenti l'anno 1473. Oltre che per la notevole qualità della fattura, gli affreschi sono una pietra miliare per la storia di Affile proprio perche la scena del miracolo di S. Benedetto ci mostra il castrum di Affile, visto dalla collina dì S. Pietro così come doveva presentarsi all'autore nel 1400, alcuni secoli dopo dal primo incastellamento del paese sulla collina di Castelluzzo e di via della Torre. Il castrum sullo sfondo, ora, appare più intensamente edificato all'interno ed esternamente più munito di mura e di torri, ci appare, insomma, notevolmente accresciuto in confronto a quello rappresentato dal pennello del Magister Conxolus nella chiesa inferiore del Sacro Speco di Subiaco appena due secoli prima.

La parete, su cui è situato l'ingresso rivolto a occidente con portale rettangolare classico, è alleggerita da due finestrini bassi che si aprono a fianco del portale. Questo edificio quattrocentesco è l'ultimo frutto di altri rifacimenti avvenuti nel corso del millennio e dovrebbe poggiare su basamenti romani o forse preromani, in quanto la prima chiesa cristiana sorse sulla parte più alta del municipium romano dove esisteva un tempio dedicato a qualche dio pagano; la nascita della prima chiesa cristiana, dunque, avvenne di certo attraverso l'utilizzazione di una struttura più arcaica o attraverso la rielaborazione delle rovine di quella.

E' il secentista Mirzio che conferma come fossero ancora visibili ai suoi tempi le "antiquissimae parietes eius ecclesiae" le antichissime pareti di quella chiesa. Il primo restauro di questa chiesa avvenne nel 1824, allorche forse vennero messi alla luce gli affreschi ancor oggi visibili, l' altro, effettuato dalla Soprintendenza ai beni culturali ed ambientali del Lazio nel 1982, ne restaurò gli affreschi, ne reintegrò le lacune e ne ricostruì totalmente la copertura.

Informazioni tratte dal libro "AFFILE attraverso la sua trimillenaria esistenza" di GIOVANNI SOZI, finito di stampare nel mese di Novembre 2002

San Benedetto, Cirilla e il primo miracolo

"Magister Conxolus", storie di San Benedetto: Viaggio verso la Chiesa di Affile. Sacro Speco(Chiesa Inferiore), Affresco del XIII sec.

Nel 494 d.C. S. Benedetto da Norcia, all’età di 17 anni, decide di abbandonare i suoi studi e di allontanarsi dall’ambiente decadente e corrotto di Roma, per dedicarsi alla vita eremitica. Si reca quindi ad Affile, accompagnato dalla sua nutrice Cirilla. Non sono chiare le ragioni di questa scelta: San Gregorio Magno, cui spettano le nostre informazioni sulla vita del santo eremita, non offre spiegazioni al proposito. Si è detto che probabilmente il piccolo paese di Affile, all’epoca noto come Effide, fosse già noto a Benedetto, forse perché la sua famiglia, piuttosto benestante e di antiche origini romane, aveva nella zona dei possedimenti, o forse perché Affile era il paese natale di Cirilla. i due vennero accolti dalla piccola comunità affilana, riunita attorno alla chiesa di S. Pietro, vivendo delle loro offerte.

S. Pietro è la prima chiesa di Affile di cui si ha notizia. Al suo interno vi si conservano una serie di affreschi (scoperti nell’Ottocento in seguito a un restauro) di cui uno illustra il primo miracolo di S. Benedetto. Vi compare infatti il santo con Cirilla: Affile è sullo sfondo. Ad Affile e proprio grazie a Cirilla, San Benedetto compì il suo primo miracolo! Si narra che Cirilla avesse chiesto in prestito alle donne del paese un setaccio per il grano, forse di terracotta, che si ruppe in due parti. Affranta dal dispiacere, tornando a casa S. Benedetto trovò la nutrice in lacrime: talmente commosso dalla scena, il giovane si mise a pregare tenendo in mano i pezzi dell’arnese. La sua devozione fu tale che, miracolosamente al termine della preghiera il setaccio era nuovamente ricomposto!

Venuti a conoscenza dell’evento, gli abitanti del paese vollero appendere il setaccio sopra la porta della chiesa, perché a tutti fosse noto il miracolo. Si dice che per molti anni ancora rimase lì. Tanto clamore suscitò il prodigio che a San Benedetto, giunto ad Affile proprio per schivare la folla, non rimase che fuggire di nascosto, anche dalla sua nutrice. Ritirandosi in una località deserta poco distante: Subiaco, dove in solitudine il santo compose la sua regola, fondamentale per il monachesimo occidentale.